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È Stato Bello Essere Bambina


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Stanotte vado a dormire ragazza e domani mi sveglierò donna.


O almeno questa è la frase, più o meno drammatica e spettacolare, che mi sta accompagnando in questo strano processo di accettazione di una cosa che non avevo mai davvero messo in conto: la fine dell’adolescenza, i vent’anni.

Domani compirò vent’anni, e continuo a chiedermi come sia possibile. Non perché mi senta particolarmente giovane o vecchia, ma perché mi sembra che sia successo tutto troppo in fretta, come se la vita avesse saltato un passaggio e io mi trovassi ora, senza accorgermene, in un punto da cui non si torna più indietro.

Per tanto tempo mi sono sentita perfettamente a mio agio dentro la definizione di ragazza adolescente. Mi piaceva quel termine, la sua elasticità, la possibilità di essere incerta, di non sapere ancora nulla, di cambiare idea e direzione senza dovermi giustificare. In tutti gli stereotipi dell’adolescenza ci sono stata dentro con entusiasmo: le insicurezze, Pinterest, le cazzate, i jeans provati nei camerini di Subdued, i film di Greta Gerwig, la ricreazione alle macchinette, i pianti alle 3 di notte, le serate passate a parlare per ore con chi non capiva fino in fondo ma ascolatava tutto. Mi piaceva appartenere a un’età sbagliata per definizione, e forse è per questo che ora mi sento un po’ come Harry Potter quando muore Edvige: sento la consapevolezza che una protezione sia finita, che d’ora in poi si deve procedere da soli, che una parte di me (o forse tutta me) stanotte, nella notte tra il 6 e il 7 ottobre 2025, se ne andrà.


Sono arrivata quindi alla conclusione che non ci sia niente di naturale nel diventare grandi. Accade all’improvviso, come dice Brunori Sas: capita così, che un giorno ti guardi allo specchio e ti senti più vecchio di parecchio.

Per quanto la biologia provi a spiegarci che l'invecchiamento delle cellule sia inevitabile, io continuo a pensare che la cosa più naturale per l’essere umano sia restare, almeno in parte, bambino: nella capacità di meravigliarsi, di commuoversi, di sentire le cose come se accadessero per la prima volta.


Che sto crescendo me ne sono accorta da come sto affrontando questa fase della mia vita. La ragazza che sono e che sono stata festeggiava sfarzosamante il proprio invecchiamento. Ogni anno rigorosamente feste a tema, costumi, traverstimenti, risate, gioia, sorrisi. Perchè mi sono detta sempre che celebrare è un bel modo per accettare l’evoluzione e fare pace con le cose che cambiano. Ho sempre amato la geometria dei compleanni. Ogni compleanno il 7 Ottobre era un punto che divideva il tempo in un prima e un dopo, un piccolo cerchio tracciato dentro la linea del vivere. Ho sempre avuto bisogno di quelle coordinate: le candele, gli auguri, i volti conosciuti. Mi rassicurava l’idea che esistesse almeno un giorno in cui il tempo potesse essere contato, misurato, riconosciuto.

Quest’anno, invece, non ho detto a nessuno della mia nuova vita londinese che domani compio vent’anni.Non perché voglia nascondermi, anzi. Non ci ho proprio pensato, forse perché per la prima volta mi attrae l’idea del silenzio.Vorrei invecchiare senza rumore, lasciare che il tempo passi su di me come la luce sulle cose, senza che nessuno lo noti. Sento un senso di appartenenza e di padronanza della mia vita nel sapere che domani nessuno saprà quanti anni ho, e che questo segreto minuscolo basterà a rendere i vent’anni davvero miei. Forse crescere è anche imparare a non raccontare subito tutto, a lasciare che le cose accadano senza l’obbligo di condividerle. Eppure, mentre ci penso, mi scappa un sorriso. Perché in fondo non c’è nulla di più paradossale che voler vivere un compleanno nel silenzio e poi mettersi a scriverci sopra un articolo da pubblicare su un blog seguito da tutti i propri amici. E forse questo non è altro che un ultimo atto da ragazza adolescente prima di cominciare la mia imminentissima vita da adulta :)


Negli ultimi mesi, per prepararmi a questo passaggio che non so affrontare, ho fatto quello che mi viene più spontaneo: ho raccolto parole. Frasi e canzoni: tutto ciò che potesse dirmi che non ero sola in questa soglia confusa (e che allegherò a questo articolo, nel casi ci fosse qualche altro quasi-ventenne in cerca di risposte a domande che non ha neanche formulato bene). Dai Coma_Cose a Guccini a Motta, ho letto e riletto e queste frasi, cercando un senso che non trovavo, ma anche solo leggere che qualcun altro aveva sentito questo stesso spaesamento mi faceva respirare.


Mi manca la bambina che sono stata. Quella con lo zaino a forma di dinosauro e gli occhiali da sole a forma di gatto, che si metteva il lucidalabbra della madre solo per il piacere di sentirsi un po’ diversa. Mi manca la sua leggerezza nel credere che tutto fosse possibile, la sua fiducia cieca, la sua ingenuità che non era debolezza ma coraggio puro. Non mi vergogno di lei, anzi, la ringrazio. È lei che mi ha insegnato a non avere paura di essere emotiva, di piangere, di dire troppo, di sbagliare senza volerlo. Ha vissuto con una profondità che oggi mi commuove, e se ancora riesco a sentire le cose fino in fondo, lo devo a lei.

Mi piace pensare che ho vissuto una girlhood condivisa con tutte le donne della mia vita. Ci siamo amate come si ama a 15 anni, senza misura, senza filtri, con la certezza che nessuno avrebbe potuto capirci meglio dell’altra. C’è stato qualcosa di sacro in tutto questo, anche nella leggerezza, anche nelle incomprensioni. È stato bello essere ragazze insieme. È stato bello avere qualcuno accanto che cresceva con te, che cambiava insieme a te, che ti restituiva la tua stessa confusione come un segno di normalità.


È proprio quell'amore incondizionato, vero e anche sfacciato che mi ha fatto fare pace con l'idea che a vent’anni non si è più promesse, ma non si è ancora risultati. È un’età strana, in cui si ha la sensazione di dover già sapere tutto, mentre in realtà non si sa niente. Si è in transito, sempre. Si impara a restare nell’incertezza, a non correre per forza verso un traguardo, a non cercare risposte immediate. Si capisce che crescere non significa diventare invincibili, ma imparare a sopportare il dubbio, a restare gentili anche quando tutto spinge nella direzione opposta.


Crescere, ho scoperto mio malgrado, non succede in un giorno, ma ogni volta che lasci andare qualcosa. Ogni volta che smetti di voler avere ragione, ogni volta che chiedi scusa, ogni volta che ti accorgi che una cosa non ti appartiene più e riesci a volerle bene lo stesso. È questo il punto: continuare a voler bene alle cose, anche dopo che sono finite.

E forse il segreto è tutto qui. Non smettere mai di avere cura. Non smettere di emozionarti per i dettagli, per una frase che torna in mente, per una canzone che parla di te anche se non è stata scritta per te. A vent’anni si comincia a capire che la vita non è un esercizio di controllo, ma di fiducia. Si può sbagliare e ripartire, cambiare e restare sé stessi.


Domani, quando mi sveglierò, non succederà niente di eclatante. Mi alzerò, berrò il mio chai latte, probabilmente controllerò il telefono e leggerò i messaggi di auguri.

Eppure sentirò che qualcosa è cambiato.

Magari sentirò una forma di calma nuova, la sensazione di poter abitare questo tempo senza più scappare.


Ecco, forse è questo il mio modo di accettare i vent’anni: non sapendo. Lasciando che le cose accadano senza più pretendere di capirle tutte.

Sorridendo a quella bambina che mi ha portata fin qui, con i tacchi della mamma e la voglia di guardare sempre un po’ più in là.

Buonanotte a lei.

Buonanotte a me.

Domani ci penseremo.



P.S

Allego meticolosa lista di frasi di canzoni sul raggiungimenti dei tanto agognati 20 anni


 
 
 

1 Comment


Guest
Oct 06

Stanotte sei andata a dormire ragazza, e tra poche ore ti sveglierai donna. Ti ho vista crescere curiosa, sensibile, piena di domande e di sogni, con il coraggio di partire ogni volta che sentivi che un luogo ti stava stretto. Hai attraversato l’infanzia come una scoperta, l’adolescenza come una tempesta luminosa, e ora ti vedo affacciarti alla vita adulta con quella dolce lucidità che appartiene solo a chi ha saputo amare davvero ogni propria stagione.

Hai ragione: non si diventa grandi in un giorno. Si cresce piano, tra un sogno che finisce e uno che comincia, tra le risate di ieri e i silenzi di oggi, tra il bisogno di condividere tutto e il desiderio di custodire qualcosa solo per…

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